Nel 2021 in Italia ne sono stati raccolti e smaltiti 385.258 tonnellate, ma è ancora molto al di sotto della media europea di 10 chili pro-capite annuali, rimanendo sui 6,46 chili.
I RAEE comprendono diversi tipi di rifiuti – da quelli domestici a quelli provenienti da aziende o istituzioni –, accomunati dal fatto di non essere biodegradabili e di essere tossici per l’ambiente e per gli esseri viventi. Sono le lavatrici, elettrodomestici, condizionatori, ma anche prodotti con schermi luminosi come tablet, pc e smartphone e anche lampadine e altre sorgenti luminose.
Sono così tanti e diversi che nell’agosto 2018 è stata emanata una direttiva europea, denominata Open Scope, che ha ampliato la definizione di RAEE e quindi anche dei rifiuti che devono essere gestiti in base alle regole della differenziata di questo settore. Ad esempio, anche cavi, cavetti, penne USB e prolunghe da questo momento in poi rientrano nella categoria.
Si tratta dunque di apparecchiature di cui normalmente siamo dotati nelle nostre case e nei nostri uffici, che però ad un certo punto raggiungono il loro fine vita e pongono dunque il problema dello smaltimento, che non sempre avviene correttamente. Un RAEE infatti non può essere gettato semplicemente nel cassonetto dell’indifferenziata, ma va portato nei centri di raccolta comunali o dai rivenditori che si occupano dello smaltimento.
In Italia il sistema RAEE si basa su un modello multiconsortile, in cui diversi attori collaborano per una corretta trattazione di questi rifiuti: dai cittadini ai Comuni fino ai rivenditori, che hanno la responsabilità di occuparsi dello smaltimento di ciò che vendono. A gestire tutto il processo intervengono i sistemi collettivi, ovvero consorzi di aziende che si occupano di tutto ciò che riguarda lo smaltimento del prodotto: dal recupero all’isola ecologica al trasporto negli impianti di lavorazione al riciclo in sé.
Per funzionare questo sistema deve basarsi su una stretta cooperazione fra tutti gli attori in campo, comprese le istituzioni che dovrebbero facilitare il percorso.
Se è vero infatti che dal 2020 c’è stata una crescita della differenziata di RAEE del 5,3%, bisogna anche sottolineare che questa è avvenuta grazie al bonus tv deciso dal Governo, un incentivo che ha favorito la rottamazione dei vecchi televisori per comprarne di nuovi.
Nel 2021 oltre al vistoso aumento di raccolta di R3 – ovvero il raggruppamento che comprende le vecchie tv e che consiste in due terzi di quel 5,5% in più –, grazie ai dati del CDC RAEE sappiamo che abbiamo raccolto 99.595 tonnellate di apparecchi per il freddo, 129.535 di R2 – i cosiddetti “grandi bianchi” come lavatrici, lavastoviglie e forni a microonde –, 77.308 tonnellate di piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo e 2.713 tonnellate di R5, ovvero fonti di sorgenti luminose, come le lampadine.
Tutte le raccolte sono leggermente aumentate in percentuale rispetto al 2020, tranne quella che riguarda i piccoli elettrodomestici e l’elettronica di consumo. Nella maggior parte dei casi sono stati smaltiti attraverso centri di raccolta, mentre una parte minoritaria è stata gestita dai luoghi di raggruppamento, come i rivenditori.
Sempre lo stesso rapporto del CDC RAEE segnala che c’è un forte divario al riguardo fra le varie aree d’Italia: in Val d’Aosta si raccolgono 11,4 kg pro-capite all’anno, mentre in Campania 3,62. In generale, le regioni del Sud Italia rientrano in una macro-area dove raccolta differenziata e circolarità hanno un impatto minore, nonostante anche qui vi sia una crescita rispetto al 2020. Se il ruolo delle istituzioni nel garantire, facilitare e monitorare un corretto svolgimento di questo processo è fondamentale, dall’altro lato anche la consapevolezza dei singoli può essere d’aiuto, soprattutto quando si tratta di quei RAEE domestici.
Ogni singolo cittadino ha tendenzialmente due possibilità per garantire un corretto riciclo di questi rifiuti: recarsi all’isola ecologica del proprio Comune oppure riconsegnare le apparecchiature ad un rivenditore di AEE. In questo secondo caso, ci sono due modalità previste dalla legge: si parla di ritiro “1 contro 0” per quei negozi di AEE più ampi di 400 metri quadri, che sono obbligati a ritirare il prodotto gratuitamente, e di ritiro “1 contro 1” invece per quel ritiro che avviene soltanto con l’acquisto di un nuovo prodotto.